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Luci e ombre, Tanzania

foto di Liana Trentin (tutti i diritti riservati)

Queste foto sono state scattate fra il novembre 2005 e febbraio 2006 sui Monti Udzungwa durante un viaggio di ricerca. Queste montagne appartengono alla catena montuosa dell’Eastern Arc a sud della Tanzania. Gli eventi climatici e geologici hanno permesso alle grandi foreste tropicali che prosperavano 30 milioni di anni fa di sopravvivere su questi pendii. Qui la stabilità dell’habitat ha permesso all’evoluzione di esprimersi in forme endemiche (ossia proprie solo di quei luoghi) di piante ed animali. Si è formato così uno scrigno di biodiversità che non possiamo permetterci di perdere.

Si è cercato di catturare la luce che filtra attraverso la chioma forestale, la luce che crea suggestione ma soprattutto è fonte di vita e forme naturali diverse.

Il sole sta calando dietro i Monti Udzungwa mentre da est le nubi, provenienti dall’Oceano Indiano e bloccate dalla catena montuosa, danno inizio alla stagione delle piogge; l’acqua permette alla foresta di prosperare.

Sopra la foresta di Kjanga a 1900 m. di altezza il vento è più forte e le nubi passano velocemente; qualche istante e smette di piovere; la luce filtrata tra la nebbia mette in risalto la stratificazione verticale della vegetazione e il variare delle forme delle foglie con l’altezza.

Nello strato più basso piccoli fiori delicati, crescono protetti dall’umidità e dall’ombra; i fiori spuntano direttamente dal tronco dell’albero, questo permette di sfruttare l’impollinazione da parte di insetti che non raggiungono la volta della foresta ma che vivono a terra.

Le nubi vanno e vengono mentre un raggio di sole illumina il piccolo fiore apertosi e pronto per essere impollinato.

Il temporale per oggi sembra essere finito e il sole del tardo pomeriggio penetra grazie alla radura creata da un grande albero caduto la notte precedente; all’inizio della stagione delle piogge è facile che i giganti della foresta cadano a causa del peso dell’acqua e per l’incosistenza del terreno.

Una radura formata permette alla luce di penetrare; nuove piccole nicchie possono essere sfruttate da artropodi e piante; un granchio di fiume sfrutta il tenue calore per attivarsi e catturare le termiti che iniziano a sfarfallare all’inizio della stagione delle piogge.

Una piccolissima rana (Hyperolius sp.) cerca riparo dalla luce del sole all’ombra di una foglia.

Ancora poche ore di luce e la volpe volante (Epomophorus wahlbergi) abbandonerà il suo rifugio fra il folto della vegetazione per raggiungere le alte chiome degli alberi dove cercare i frutti più maturi di cui si nutre.

Uno scinco (Trachylepis maculilabris) si scalda aspettando qualche insetto attirato dalla luce e dal tepore dei raggi di sole.

La foresta appare come un enorme buia cattedrale; dopo la pioggia è piacevole addormentarsi fra i raggi filtrati dalle vetrate corniciate di rami e muschi.

Il torrente si fa strada fra le dure rocce metamorfiche del Precambriano, gli alberi diradano leggermente aprendo così in parte la volta forestale.

La forza dell’acqua disgrega le rocce e sotto la scarpata dei Monti Udzungwa si accumulano i sedimenti. Mentre il fiume continua il suo corso aprendosi nella luminosa Valle del Kilombero, sulla sua riva sono rimasti i resti di un ampullaride.

I villaggi e le coltivazioni prosperano ai piedi della scarpata; la foresta è fonte di acqua, cibo e soprattutto legname durante tutto il corso dell’anno; ma la foresta non è inesauribile.

La conservazione e tutela di questo paradiso di biodiversità è affidata alle nuove generazioni e alla nostra capacità di trasmettere loro l’importanza di un ambiente così unico e complesso; la luce degli occhi di questo bambino dà speranza e fiducia.