PREISTORIA
di Francesca Nicolodi
Fig. 1 - Consiglieri
La paura, questo forse fu il motivo che spinse gli antichi uomini della preistoria ad onorare così tanto gli anziani: la paura che con la sera, con l’autunno, il sole ed il calore non sarebbero più tornati.
Solo gli anziani sapevano, solo gli anziani avevano visto così tante volte il sole e la primavera tornare da non avere ormai più paura, essi sapevano che la notte e l’inverno non sarebbero durati in eterno.
Le loro parole e il loro esempio, infondevano fiducia, sicurezza.
Col sopraggiungere dell’inverno e l’abbreviarsi delle giornate, sempre più tempo veniva trascorso ad ascoltare i vecchi della tribù, le loro storie, i loro racconti, che narravano di giorni di sole e di caldo, di battute di caccia avventurose, ma soprattutto raccontavano di come i loro padri avevano scoperto aree fruttuose per la caccia e la raccolta, rimedi per ferite e malattie, tecniche di lavorazione e costruzione più accurate. Antiche soluzioni per problemi ricorrenti.
Erano loro i depositari di tutte le certezze e di tutta la saggezza della tribù e da loro ogni cosa veniva appresa.
Fig. 2 - Cacciatori
Fig. 3 - Compiti della donna
Forse alcuni di loro non avrebbero superato la brutta stagione e il prezioso tesoro delle loro conoscenze non doveva andare perduto. Per questo tutti, uomini, donne e bambini, li ascoltavano in silenzio, per lunghe ore, imparando e ricordando.
Il tramandarsi oralmente delle conoscenze e delle tradizioni era l’unico veicolo di cultura, fino alla comparsa della scrittura !
Se gli uomini sapevano procurare cibo con la caccia e le donne con la raccolta, se gli uomini, sapevano costruire capanne e le donne cucire e tessere, era sempre merito dei più anziani.
Agli anziani spettava inoltre il compito trattare e conciare le pelli, oltre a quello, importantissimo a quei tempi, di badare ai più piccoli e di istruire i giovani. Riconoscere frutti buoni o pericolosi, funghi velenosi o commestibili, radici, foglie, erbe, piante utili, da raccogliere, usare e consumare o da evitare. Il loro ruolo di saggi, il loro patrimonio di esperienza, era il vero fondamento della vita sociale e andava ben oltre i semplici racconti e le istruzioni. Coinvolgeva l’ambito spirituale, il mondo interiore, le paure ancestrali e le domande senza risposta.
Fig. 4 - Sciamano
Un aura magica avvolgeva le loro figure bianche e la loro saggezza, la loro esperienza e la loro conoscenza di stagioni, di erbe e rimedi; fu così che divennero sciamani, medici-sacerdoti, guaritori, stregoni e grandi sovrani. “Mani di re, mani di guaritore”, dirà più tardi Tolkien nel suo Signore degli Anelli rifacendosi ad antiche tradizioni. Allusione ai poteri taumaturgici che il sovrano sapeva e doveva ereditare dagli antichi e perpetuare per i posteri. Alle loro mani si affidavano i feriti e i malati, tramite le loro mani agivano gli dei e la conoscenza si trasmetteva. Attraverso di loro passava la sopravvivenza della tribù.
Ma la loro resistenza fisica calava col trascorre degli anni, e sempre più i membri attivi della tribù dovevano occuparsi di loro, nutrendoli, curandoli, aiutandoli, il più a lungo possibile. Vi sono attestazioni di insediamenti preistorici del Medio Oriente dove alcuni scheletri rinvenuti provano che si trattava di anziani non più autosufficienti, ormai privi di denti, malati, aiutati a mangiare e mantenuti dal resto del gruppo; ma la loro presenza, il tesoro di sapere che era in loro era troppo importante per non cercare di preservarlo fino all’ultimo.
Fig. 5 - Scultori
Molti di loro erano anche artisti, e sapevano intagliare, scolpire e dipingere, sapevano creare oggetti dal misterioso fascino, che il resto della tribù, incapace di comprenderne la tecnica, guardava con silenziosa devozione, per capire e ricordare ciò che era e ciò che è.
Fig. 6 - Esempi di scrittura retica
gennaio 2007
Il Libro:
Cato Maior, “De senectute”
Stuart Piggott, “I Druidi. Sacri maghi dell’Antichità”. La storia e le vicende alla luce delle più rilevanti scoperte archeologiche.
Jan bates, “La saggezza di Avalon”